Un carrello vuoto, un supermercato affollato in giornata festiva, un post scritto di getto. Tanto è bastato perché il nome di Gianni Cerqueti tornasse al centro della conversazione pubblica. L'ex telecronista RAI ha raccontato sui social di non essere riuscito a comprare uova all'Eurospin di via Cassia, a Roma, nel giorno di Pasquetta. La sua lamentela ha fatto il giro della rete, è finita tra gli argomenti più discussi su Twitter e ha spaccato i commenti: c’è chi ci ha riso su, chi lo ha attaccato, chi lo ha difeso.
La scena è semplice, quasi banale. Ma il contesto aiuta a capirla. Pasquetta in molte città, Roma compresa, significa spostamenti, pic-nic, orari ridotti nei negozi e scaffali messi alla prova da una domanda diversa dal solito. Le uova – ingrediente chiave per frittate, torte rustiche e avanzi del pranzo di Pasqua – vanno via veloci. Tra aperture a singhiozzo e rifornimenti non sempre puntuali, non è raro trovare reparti svuotati. Questo non toglie che un cliente possa irritarsi. Ma spiega perché un “non ho trovato uova” non sia un evento eccezionale.
L'effetto valanga però nasce online. Il post è diventato virale in poche ore: meme, battute, paragoni, e la solita domanda che ricorre ogni volta che un volto noto si lamenta di un disagio quotidiano. È un capriccio o una critica legittima al servizio? E soprattutto: perché un episodio così piccolo diventa materia da trend nazionale?
Per anni Cerqueti è stato associato alle telecronache di partite della nazionale e alle notti di Champions su RAI. Una carriera riconoscibile, scandita dal ritmo del grande calcio in chiaro. Con la pensione è cambiato il palco, non la visibilità. Sui social ha trovato una seconda vita: racconti di biliardo e tango, serate a teatro, aneddoti sentimentali, opinioni dirette. Un profilo personale, spesso ironico, a tratti spigoloso. La cifra è quella del “ci metto la faccia”, sapendo che la platea giudica in tempo reale.
Questo stile ha un effetto preciso: riduce la distanza con il pubblico ma aumenta il rischio di polemiche. Un post non resta mai solo un post. Per i follower è un invito a entrare nella giornata di chi lo scrive. Per i critici, un bersaglio. E per gli algoritmi, benzina. Più interazioni, più visibilità; più visibilità, più interazioni. È il circuito che trasforma una lamentela di pochi caratteri in un tema nazionale.
Ci sono almeno tre filoni nelle reazioni che si sono viste in queste ore. Il primo è l'ironia: giochi di parole, foto di scaffali vuoti, richiami alla tradizione della frittata di Pasquetta. Il secondo è la critica: “problemi veri” vs “problemi di chi può farsi sentire”, l’accusa di usare la fama per ottenere un trattamento speciale. Il terzo è la solidarietà del consumatore: chi scrive “capita anche a me, i supermercati devono gestire meglio le scorte nei festivi”. Tre linee che si ripetono quasi sempre quando un volto noto espone un inciampo quotidiano.
Il marchio tirato in mezzo, in questo caso Eurospin, entra nel vortice senza aver fatto nulla di diverso dal solito. È la logica del “tag” e della citazione: le aziende finiscono nelle conversazioni come comparse o come protagoniste, a seconda del peso di chi le nomina. Basta un profilo riconoscibile per far crescere le menzioni e, a volte, per costringere i team social a rispondere. Qui il punto non è se il supermercato abbia sbagliato o meno. È come la percezione del servizio si costruisce in pubblico, da un episodio che, fuori dai social, sarebbe rimasto un fastidio di pochi minuti.
Va letto anche il cambio di ruolo. In TV, il telecronista è filtrato da una regia, da una scaletta, da un contesto professionale. Sui social, l’ex telecronista è un utente come gli altri, senza reti di protezione. Ogni pubblicazione è istantanea e personale. Da qui il cortocircuito: l’autore parla da cittadino, il pubblico lo ascolta da personaggio. Il risultato è la “caduta di contesto”: la stessa frase riceve significati diversi perché chi legge ci vede l’ex volto RAI, non il singolo cliente alla cassa.
C'è poi la tempistica. Le giornate festive esasperano tutto: attese più lunghe, servizi ridotti, umore altalenante. Un post di lamentele pubblicato in quelle ore intercetta utenti con lo smartphone in mano, pronti a commentare mentre tornano dal pranzo, dalla gita, dalla coda in tangenziale. È terreno fertile per la viralità. Non serve un caso gigantesco: basta un gesto riconoscibile da tutti, come cercare un prodotto e non trovarlo.
Se allarghiamo lo sguardo, il fenomeno dice qualcosa anche sul modo in cui l’informazione pesca dai social. Le redazioni seguono i trend, selezionano i temi “che girano” e li trasformano in notizia. È un corto circuito tra vita privata e spazio pubblico: un diario personale che alimenta il ciclo mediatico. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. La novità, semmai, è che figure uscite dalla TV generalista continuano a muovere conversazioni ampie anche senza le luci dello studio.
Un dettaglio tecnico spesso ignorato: il rifornimento nei festivi. Tra turni ridotti, logistica che rallenta e domanda concentrata, lo scaffale “critico” è quasi sempre lo stesso: uova, latte, acqua, pane. Non è una giustificazione universale, ma un dato ricorrente nella grande distribuzione. Capirlo non evita la frustrazione di chi resta senza ingredienti all’ultimo, ma evita anche di caricare l’episodio di significati che non ha.
Resta il fatto che un ex volto della TV che posta con tono diretto è destinato a generare discussioni. Fa parte del gioco di chi usa i social come estensione della propria identità pubblica. Piace perché è autentico, irrita perché è senza filtro. E un carrello senza uova, in un lunedì di festa, diventa specchio di qualcosa di più grande: l’ecosistema in cui stiamo tutti, tra notifiche, like e giudizi lampo.
Domani la timeline avrà già un nuovo tema a cui aggrapparsi. Intanto, il caso dice due cose chiare: la platea non perdona la leggerezza dei personaggi pubblici quando tocca temi quotidiani, e le piattaforme premiano ciò che divide. Che si tratti di calcio, tango o spesa al discount, la seconda vita digitale di Cerqueti continua a far parlare. E bastano poche righe, senza replay e senza moviola, per riportarlo al centro dello schermo.
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